Il Giornale del Piemonte e della Liguria · Polito Loredana · 02 Novembre 2024

L’eredità di Luigi Einaudi, un liberale che aveva a cuore il «bene comune» e il «buon governo»

All’Università di Torino economisti, docenti, esperti e il Presidente di Iren, Luca Dal Fabbro, hanno messo in luce l’attualità del suo pensiero

A 150 anni dalla sua nascita, avvenuta il 24 marzo 1874 a Carrù (Cuneo), Luigi Einaudi, politico, economista, giornalista e secondo Presidente della Repubblica italiana, è una figura più attuale che mai, capace di ispirare ancora oggi le grandi scelte politiche ed economiche.
Se ne è discusso durante i lavori del convegno dal titolo «Il presidente liberale nell’attuale contesto dell’economia», che è stato il primo dei tre (gli altri due si sono svolti a Cuneo presso Villa Tornaforte Aragno e presso la Sala Ferrero di Confindustria Cuneo, (dei quali raccontiamo nelle due  pagine a seguire) organizzati dalle testate del nostro gruppo editoriale, Il Giornale del  del Piemonte e della Liguria, Espansione, BancaFinanza, Giornale delle Assicurazioni, La Bisalta, La Piazza Grande, Il Nuovo Braidese, Il Giornale del Piemonte e della Liguria  web ed Edicola Digitale e sostenuto da numerosi sponsor  (elencati nello spazio in fondo alla pagina che segue)  L’evento, ospitato nell’aula Jona della Scuola di Management ed Economia dell’Università degli Studi di Torino, è stato moderato dal professor Giovanni Cuniberti.
«È un’occasione importante – ha dichiarato Cuniberti – per approfondire il pensiero di Einaudi, liberale, moderato e saggio, e riportarlo ai giorni nostri».
«Einaudi – ha detto – dava grande importanza all’istruzione e alla cultura, che devono essere trasmesse attraverso la scuola. Così come dovrebbe accadere anche per l’educazione finanziaria». «Siamo tra i Paesi più ricchi come patrimonio – ha spiegato il professor Giovanni Cuniberti – ma siamo agli ultimi posti in Europa come educazione finanziaria. Servirebbero interventi per renderne strutturale l’insegnamento: ne beneficerebbe il nostro Pil».
Il professor Antonio Maria Costa, già vice segretario generale delle Nazioni Unite e fondatore del premio internazionale ‘Res publica’, ha inviato un messaggio, sottolineando l’idea del ‘buon governo’ alla base del pensiero di Einaudi e la sua rilevanza attuale, soprattutto considerando i tanti casi di ‘mal governo’ nel mondo. L’ingegner Luca Dal Fabbro, presidente di Iren, ha quindi contestualizzato le idee di Einaudi nella situazione mondiale odierna, caratterizzata dalla transizione digitale, ecologica ed energetica, che sta portando a «una vera e propria rivoluzione», con l’Italia che pesa per meno dello 0,9% del Pil mondiale e una popolazione che continua a invecchiare e un’Europa che sta diventando un continente sempre più di consumatori invece che di produttori.
«Ci saranno scelte economiche forti da fare nel prossimo periodo – ha affermato Dal Fabbro – e andranno fatte in un giusto equilibrio tra Stato e libero mercato, come sosteneva Einaudi: sì al liberismo, ma sempre avendo come fine il bene comune». «Einaudi era un liberista – ha affermato – con un grande rispetto per la res publica e il bene comune». «Era inoltre un fautore del federalismo europeo e anche oggi – ha aggiunto Dal Fabbro – servirebbe un’Europa federata, più forte, pure nel settore della difesa, come sostiene anche l’economista Mario Draghi».
Il presidente di Iren si è poi domandato se sia giusto liberalizzare il mercato delle materie prime critiche oppure se sia meglio che le imprese italiane vengano aiutate dallo Stato e dall’Europa per recuperare le materie prime che ora sono controllate al 95% dalla Cina.
Ha quindi spiegato che in Francia e in Inghilterra lo Stato ha trainato hub di innovazione in vari settori (distribuzione, lusso, banche, immobiliare, ecc.) e che l’Italia dovrebbe creare poli di innovazione per essere competitiva, anche a livello europeo, sostenendo la piccola e media e impresa nel catalizzare le innovazioni. Come ha fatto in Piemonte, ad esempio, Adriano Olivetti, e come ora potrebbe essere fatto nel settore dell’Aerospazio.
«Occorre – ha concluso il presidente di Iren – coniugare le forze del privato con quello del pubblico».
«Einaudi non c’entra nulla con le teorie su liberismo e libero mercato che adesso vanno per la maggiore – ha poi affermato il professor Salvatore Sechi – perché non ha mai considerato il liberismo una dottrina economica, ma un valore etico, un codice morale».
«Era un fervente anti-Giolittiano – ha aggiunto – e considerava il liberismo arricchente per la società ed era contro le grandi concentrazioni economiche e le rendite passive». «Non aveva un partito di riferimento e metteva al centro l’autonomia del pensiero. È un personaggio che ancora oggi ha molto da dire. La sua è un’eredità difficile, che pochi hanno capito» – ha concluso Sechi.
Anche per il professor Stefano Bresciani, docente di Innovation Management, il pensiero di Einaudi è «estremamente attuale», soprattutto per quanto riguarda il tema dell’etica d’impresa e del merito, anche nella gestione del personale e nella leadership aziendale.
«Per Einaudi – ha precisato – andava valorizzato chi se lo merita e bisognava ‘conoscere per deliberare’. Un’idea ancora molto attuale: per competere, per innovare, bisogna conoscere, così da poter prendere le decisioni giuste in un’impresa».
Il professor Gianluigi Gola, docente di Corporate Governance, ha quindi affrontato il tema dei legami tra banca e politica, alla luce delle idee di Luigi Einaudi.
«Occorre un rapporto forte – ha dichiarato – tra politica, Stato e banche, che devono sedere a un Tavolo comune, non per discutere di profitti, ma per affrontare temi di carattere generale nel mondo dell’economia e politiche sinergiche. Ad esempio, nel campo dell’automotive».
«Anche le fondazioni bancarie – ha concluso Gola – possono svolgere un ruolo importante per promuovere lo sviluppo sociale ed economico del nostro Paese».