La Piazza Grande · Formento Roberto · 01 Ottobre 2024
Politecnico: Laboratori in fase di avvio, a pieno regime dal prossimo anno
Con la "Notte dei ricercatori" un momento per rivolgere uno sguardo al futuro, partendo dall'agroalimentare
L’argomento salta fuori ciclicamente, uno dei piatti forti delle dinamiche cittadine, di quella “Mondovì città degli studi” che, forte del suo passato autorevole, vorrebbe e vuole ancora fregiarsi di questo titolo, supportata dalla presenza accademica in loco.
Lo spunto arriva invece dalla conferenza stampa di presentazione della “Notte delle ricercatrici e dei ricercatori”, lodevole iniziativa che ha animato il centro storico di Breo nel pomeriggio di sabato, con tanti giovani protagonisti all’insegna della scienza e della divulgazione. Il prof. Alberto Tagliaferro, tra i responsabili della sede monregalese, parla molto chiaro: “Per molti, a Mondovì il Politecnico ‘è là’. È insomma una realtà altra, che non compenetra con gli altri aspetti della vita cittadina”. Problema oseremo dire antico: le dinamiche cittadine e quelle politecniche hanno sempre agito un po’ come rette parallele, quelle che si guardano ma non si incontrano mai; a nostro avviso, una di quelle problematiche che fecero in modo che la città non si sollevasse quando arrivò la mannaia che portò alla chiusura della sede decentrata.
Servirebbe insomma un Politecnico “più monregalese” - nel senso che il territorio dovrebbe sapere maggiormente valorizzare, appoggiarsi all’ateneo; ma allo stesso tempo non si deve dimenticare la necessaria dimensione “cosmopolita” della sede decentrata, che è sopravvissuta nonostante gli iniziali timori legati alla nomina del nuovo rettore, Stefano Corgnati, ospite “rassicurante” del Consiglio comunale a disquisire su presente e futuro dell’ateneo locale.
Nel corso di uno dei “Caffé scientifici” della notte dei ricercatori, il prof. Paolo Fino – responsabile della sede di Mondovì del Poli – ha delineato le attuali caratteristiche dell’insediamento universitario; sollecitato da noi e da alcuni rappresentanti del Comitato cittadino pro-Politecnico (al quale ha aderito anche l’autorevole relatrice di sabato, Piera Levi Montalcini), ha gettato uno sguardo anche su un futuro possibile e sostenibile.
Il presente – anche in accordo con il territorio – si chiama agroalimentare, che attualmente ha una base di supporto molto importante, che prende spunto dalla compenetrazione con il territorio, ossia con le Amministrazioni pubbliche e con Confindustria. A Mondovì sono operativi il primo anno di ingegneria e i master professionalizzanti “Manufacturing 4.0”, ed attualmente il cuore di questa attività è l’agroalimentare. “L’immediato del Politecnico di Mondovì in questo settore – ha evidenziato il prof. Fino – è rappresentato dalle preziose attività di supporto dare dai laboratori, alcuni dei quali hanno iniziato a prendere forma”. Quali sono? “Ne abbiamo cinque – prosegue Fino -: quello di materiali per le tecnologie 3D; quello di chimica e fisica dei materiali per l’agroalimentare; quello per la sostenibilità del prodotto alimentare, ma capace comunque di servire altri settori; quello di test e caratterizzazione meccanica dei componenti e materiali; quello di elettronica, orientato a macchinari come droni e sensori per il controllo dell’agricoltura. I laboratori sono in crescita: con il Politecnico abbiamo infatti partecipato ad un bando regionale infrastrutture, con l’intenzione di accrescere l’offerta per varie aree disciplinari”. Il laboratorio di elettronica è già operativo, quello di sostenibilità può contare sulle prime attrezzature, così come quello meccanico; più in ritardo i laboratori di chimica e fisica e quello delle tecnologie 3D. Nostra sollecitazione: quando si potrà avere il quadro completo e pienamente operativo? “Ipotizziamo tra un anno”, la risposta del prof. Fino.
L’agroalimentare come futuro assoluto della sede monregalese del Poli? Sì, forse, non solo. Cè chi ipotizza che nel prossimo futuro l’attenzione si potrebbe incentrare, invece, più al manifatturiero, essendo operative in loco aziende di grande rilevanza “che costruiscono”. Ma non mancano altre idee, come per esempio quelle legate all’intelligenza artificiale: nella chiacchierata di sabato il tema è stato sviscerato dal Comitato pro Politecnico, che lo ha ritenuto una carta giocabile e spendibile sul tavolo del futuro del Poli a Mondovì. Tuttavia sul punto il prof. Fino è stato decisamente chiaro: “Non avrebbe senso incentrare una professionalizzante in una sede decentrata esclusivamente sull’AI. Questo perché il tema sta avendo una progessione incredibile, tanto che predisporre ad inizio anno un programma di corso sulla AI significherebbe averlo ‘vecchio’ già nel secondo semestre. È invece più facile, a mio avviso, rendere l’insegnamento e le applicazioni dell’AI ‘trasversali’, inserendo cioè piccoli moduli per ogni disciplina che vadano ad insegnare e far capire come la AI influenza la specifica materia”.
E mentre si lavora sull’agroalimentare, si guarda al manifatturiero e soprattutto si modella l’offerta con l’ascolto del territorio, non ci rimane che una domanda che è una sorta di giochino, che abbiamo voluto fare con il prof. Fino al termine della giornata. Immaginiamo di addormentarci ora e di svegliarci tra tre anni: quale Poli-Mondovì troveremo, e perché uno studente “di fuori” dovrebbe scegliere di studiare presso la sede monregalese a discapito, per esempio, di quella centrale? “L’elemento fondamentale sarà la reattività del territorio – risponde Fino -: l’ipotesi infatti è quella di continuare a baricentrare la professionalizzante locale sulle richieste del comparto industriale territoriale che è estremamente vivo. Perché uno studente da fuori dovrebbe scegliere Mondovì? Perché Monregalese e Cuneese sono province molto ricche, si studia in loco con l’obiettivo futuro di entrare con autorevolezza nei processi produttivi di quell’area”.
Con l’auspicio che anche le varie realtà territoriali “si accorgano” della presenza del Politecnico a Mondovì e che riescano ad intensificare il dialogo.
Lo spunto arriva invece dalla conferenza stampa di presentazione della “Notte delle ricercatrici e dei ricercatori”, lodevole iniziativa che ha animato il centro storico di Breo nel pomeriggio di sabato, con tanti giovani protagonisti all’insegna della scienza e della divulgazione. Il prof. Alberto Tagliaferro, tra i responsabili della sede monregalese, parla molto chiaro: “Per molti, a Mondovì il Politecnico ‘è là’. È insomma una realtà altra, che non compenetra con gli altri aspetti della vita cittadina”. Problema oseremo dire antico: le dinamiche cittadine e quelle politecniche hanno sempre agito un po’ come rette parallele, quelle che si guardano ma non si incontrano mai; a nostro avviso, una di quelle problematiche che fecero in modo che la città non si sollevasse quando arrivò la mannaia che portò alla chiusura della sede decentrata.
Servirebbe insomma un Politecnico “più monregalese” - nel senso che il territorio dovrebbe sapere maggiormente valorizzare, appoggiarsi all’ateneo; ma allo stesso tempo non si deve dimenticare la necessaria dimensione “cosmopolita” della sede decentrata, che è sopravvissuta nonostante gli iniziali timori legati alla nomina del nuovo rettore, Stefano Corgnati, ospite “rassicurante” del Consiglio comunale a disquisire su presente e futuro dell’ateneo locale.
Nel corso di uno dei “Caffé scientifici” della notte dei ricercatori, il prof. Paolo Fino – responsabile della sede di Mondovì del Poli – ha delineato le attuali caratteristiche dell’insediamento universitario; sollecitato da noi e da alcuni rappresentanti del Comitato cittadino pro-Politecnico (al quale ha aderito anche l’autorevole relatrice di sabato, Piera Levi Montalcini), ha gettato uno sguardo anche su un futuro possibile e sostenibile.
Il presente – anche in accordo con il territorio – si chiama agroalimentare, che attualmente ha una base di supporto molto importante, che prende spunto dalla compenetrazione con il territorio, ossia con le Amministrazioni pubbliche e con Confindustria. A Mondovì sono operativi il primo anno di ingegneria e i master professionalizzanti “Manufacturing 4.0”, ed attualmente il cuore di questa attività è l’agroalimentare. “L’immediato del Politecnico di Mondovì in questo settore – ha evidenziato il prof. Fino – è rappresentato dalle preziose attività di supporto dare dai laboratori, alcuni dei quali hanno iniziato a prendere forma”. Quali sono? “Ne abbiamo cinque – prosegue Fino -: quello di materiali per le tecnologie 3D; quello di chimica e fisica dei materiali per l’agroalimentare; quello per la sostenibilità del prodotto alimentare, ma capace comunque di servire altri settori; quello di test e caratterizzazione meccanica dei componenti e materiali; quello di elettronica, orientato a macchinari come droni e sensori per il controllo dell’agricoltura. I laboratori sono in crescita: con il Politecnico abbiamo infatti partecipato ad un bando regionale infrastrutture, con l’intenzione di accrescere l’offerta per varie aree disciplinari”. Il laboratorio di elettronica è già operativo, quello di sostenibilità può contare sulle prime attrezzature, così come quello meccanico; più in ritardo i laboratori di chimica e fisica e quello delle tecnologie 3D. Nostra sollecitazione: quando si potrà avere il quadro completo e pienamente operativo? “Ipotizziamo tra un anno”, la risposta del prof. Fino.
L’agroalimentare come futuro assoluto della sede monregalese del Poli? Sì, forse, non solo. Cè chi ipotizza che nel prossimo futuro l’attenzione si potrebbe incentrare, invece, più al manifatturiero, essendo operative in loco aziende di grande rilevanza “che costruiscono”. Ma non mancano altre idee, come per esempio quelle legate all’intelligenza artificiale: nella chiacchierata di sabato il tema è stato sviscerato dal Comitato pro Politecnico, che lo ha ritenuto una carta giocabile e spendibile sul tavolo del futuro del Poli a Mondovì. Tuttavia sul punto il prof. Fino è stato decisamente chiaro: “Non avrebbe senso incentrare una professionalizzante in una sede decentrata esclusivamente sull’AI. Questo perché il tema sta avendo una progessione incredibile, tanto che predisporre ad inizio anno un programma di corso sulla AI significherebbe averlo ‘vecchio’ già nel secondo semestre. È invece più facile, a mio avviso, rendere l’insegnamento e le applicazioni dell’AI ‘trasversali’, inserendo cioè piccoli moduli per ogni disciplina che vadano ad insegnare e far capire come la AI influenza la specifica materia”.
E mentre si lavora sull’agroalimentare, si guarda al manifatturiero e soprattutto si modella l’offerta con l’ascolto del territorio, non ci rimane che una domanda che è una sorta di giochino, che abbiamo voluto fare con il prof. Fino al termine della giornata. Immaginiamo di addormentarci ora e di svegliarci tra tre anni: quale Poli-Mondovì troveremo, e perché uno studente “di fuori” dovrebbe scegliere di studiare presso la sede monregalese a discapito, per esempio, di quella centrale? “L’elemento fondamentale sarà la reattività del territorio – risponde Fino -: l’ipotesi infatti è quella di continuare a baricentrare la professionalizzante locale sulle richieste del comparto industriale territoriale che è estremamente vivo. Perché uno studente da fuori dovrebbe scegliere Mondovì? Perché Monregalese e Cuneese sono province molto ricche, si studia in loco con l’obiettivo futuro di entrare con autorevolezza nei processi produttivi di quell’area”.
Con l’auspicio che anche le varie realtà territoriali “si accorgano” della presenza del Politecnico a Mondovì e che riescano ad intensificare il dialogo.