Il Giornale del Piemonte e della Liguria · direttore Rosaria Ravasio · 12 Settembre 2024
Cantine Toso: sfide climatiche e nuovi mercati
Chiuso il 2023 con 45 milioni di euro, segnando un +25% rispetto al 2022, e l’export torna a crescere
Autunno dalle nostre parti fa rima con foliage, vendemmia e vino: un patrimonio naturale, agricolo ed industriale dal valore inimmaginabile.
Nel mondo siamo invidiati e copiati.
Purtroppo anche questo patrimonio è messo a dura prova dai cambiamenti climatici, che impongono continui adattamenti alla nuova realtà da parte dei viticoltori, in prima battuta e da tutti gli attori della filiera a seguire. Per capire questo trend e le misure messe in atto dall’industria del vino per far fronte ai cambiamenti della natura, ma anche a quelli macroeconomici e geopolitici internazionali abbiamo intervistato Gianfranco Toso amministratore delegato Toso spa, noto imprenditore di Cossano Belbo (CN), che insieme al fratello Pietro e al cugino Massimo, porta avanti una delle più grandi cantine piemontesi dall’omonimo cognome.
Partiamo dalla base della filiera, cioè la vendemmia: siccità prima, piogge torrenziali poi. Come è andata la vendemmia?
“Direi che quest’anno la vendemmia è stata abbastanza normale. È arrivata con l’inizio di settembre e malgrado l’alto livello di umidità siamo riusciti a tenere sotto controllo i parassiti (che in queste condizioni aumentano), aumentando i trattamenti per le malattie.
Ciò non toglie che pur riuscendo a mantenere un alto livello di qualità del raccolto la mancanza di sbalzo termico di un tempo tra notte e giorno complica la gestione dei vigneti”.
Quali possono essere le soluzioni da mettere in atto, secondo lei, per far fronte a questa nuova realtà?
“Lavorare molto sull’irrigazione in modo da equilibrare la necessità di acqua della vite, arginando così l’alternarsi di periodi di siccità con quelli troppo piovosi.
Inoltre è sicuramente necessario individuare trattamenti adeguati al nascere delle nuove biodiversità che una volta non esistevano, ma che con il cambio del clima sono nate.
Una volta l’anticiclone africano durava pochi giorni, oggi dura mesi e soggiorna nelle nostre zone sempre di più.”
Tra i vari tipi di uve quali sono quelle più resistenti alla nostra nuova realtà climatica?
“Le viti più delicate sono quelle da vino rosso, come
il Dolcetto e il Barbera, anche se bisogna far notare che la vite si adegua molto ai cambiamenti, tanto che la possiamo trovare in Kazakistan come in Sud America, l’importante è che ci sia la presenza dell’acqua”.
Passando ad un’analisi strettamente più distributiva ed industriale, può raccontare la trasformazione di mercato che avete affrontato, a causa dei cambiamenti geopolitici e della guerra?
“La nostra azienda ha subito ripercussioni importanti negli anni passati soprattutto per il conflitto Russia-Ucraina. Su 30 milioni di bottiglie prodotte, Toso ne esportava circa 1 milione in Russia e 5 milioni in Ucraina: l’export nell’Europa dell’Est (Russia, Ucraina e Paesi limitrofi) valeva il 20% del totale delle esportazioni. Il prolungarsi della guerra ci ha creato difficoltà significative nell’export in quest’area: in Russia i problemi sono legati all’embargo, al blocco dei pagamenti e dei trasporti, alla svalutazione del rublo; in Ucraina c’è molta incertezza perché il Paese vive due realtà molto diverse, una dilaniata dalla guerra, una in lenta ripresa; nei Paesi limitrofi, come il Kazakistan, che per Toso è il 3° mercato strategico, ci sono grosse complicazioni di natura logistica. Noi comunque abbiamo reagito alla situazione drammatica con una strategia attenta che si è mossa su due linee: consolidare mercati storici e strategici (Francia, Belgio, Svizzera, …) e sostenere la crescita delle vendite in Polonia ed Europa del Nord.
Contemporaneamente abbiamo lanciato i nostri prodotti anche nel Far East, in particolare in Corea, Cina, Giappone e Vietnam, mercati dalle grandissime potenzialità per il made in Italy”.
Infine altra grande sfida: gli ESG e la transizione digitale
“L’azienda, in ottica di miglioramento continuo della produzione, da alcuni anni ha avviato un percorso di trasformazione in una cantina 4.0: dal 2020 a oggi sono stati investiti oltre 4 milioni di euro. Parallelamente agli investimenti in tecnologia, Toso ha destinato importanti risorse alla ricerca di soluzioni sostenibili. L’azienda ha sviluppato nel tempo una politica aziendale volta alla sostenibilità”.
Nel mondo siamo invidiati e copiati.
Purtroppo anche questo patrimonio è messo a dura prova dai cambiamenti climatici, che impongono continui adattamenti alla nuova realtà da parte dei viticoltori, in prima battuta e da tutti gli attori della filiera a seguire. Per capire questo trend e le misure messe in atto dall’industria del vino per far fronte ai cambiamenti della natura, ma anche a quelli macroeconomici e geopolitici internazionali abbiamo intervistato Gianfranco Toso amministratore delegato Toso spa, noto imprenditore di Cossano Belbo (CN), che insieme al fratello Pietro e al cugino Massimo, porta avanti una delle più grandi cantine piemontesi dall’omonimo cognome.
Partiamo dalla base della filiera, cioè la vendemmia: siccità prima, piogge torrenziali poi. Come è andata la vendemmia?
“Direi che quest’anno la vendemmia è stata abbastanza normale. È arrivata con l’inizio di settembre e malgrado l’alto livello di umidità siamo riusciti a tenere sotto controllo i parassiti (che in queste condizioni aumentano), aumentando i trattamenti per le malattie.
Ciò non toglie che pur riuscendo a mantenere un alto livello di qualità del raccolto la mancanza di sbalzo termico di un tempo tra notte e giorno complica la gestione dei vigneti”.
Quali possono essere le soluzioni da mettere in atto, secondo lei, per far fronte a questa nuova realtà?
“Lavorare molto sull’irrigazione in modo da equilibrare la necessità di acqua della vite, arginando così l’alternarsi di periodi di siccità con quelli troppo piovosi.
Inoltre è sicuramente necessario individuare trattamenti adeguati al nascere delle nuove biodiversità che una volta non esistevano, ma che con il cambio del clima sono nate.
Una volta l’anticiclone africano durava pochi giorni, oggi dura mesi e soggiorna nelle nostre zone sempre di più.”
Tra i vari tipi di uve quali sono quelle più resistenti alla nostra nuova realtà climatica?
“Le viti più delicate sono quelle da vino rosso, come
il Dolcetto e il Barbera, anche se bisogna far notare che la vite si adegua molto ai cambiamenti, tanto che la possiamo trovare in Kazakistan come in Sud America, l’importante è che ci sia la presenza dell’acqua”.
Passando ad un’analisi strettamente più distributiva ed industriale, può raccontare la trasformazione di mercato che avete affrontato, a causa dei cambiamenti geopolitici e della guerra?
“La nostra azienda ha subito ripercussioni importanti negli anni passati soprattutto per il conflitto Russia-Ucraina. Su 30 milioni di bottiglie prodotte, Toso ne esportava circa 1 milione in Russia e 5 milioni in Ucraina: l’export nell’Europa dell’Est (Russia, Ucraina e Paesi limitrofi) valeva il 20% del totale delle esportazioni. Il prolungarsi della guerra ci ha creato difficoltà significative nell’export in quest’area: in Russia i problemi sono legati all’embargo, al blocco dei pagamenti e dei trasporti, alla svalutazione del rublo; in Ucraina c’è molta incertezza perché il Paese vive due realtà molto diverse, una dilaniata dalla guerra, una in lenta ripresa; nei Paesi limitrofi, come il Kazakistan, che per Toso è il 3° mercato strategico, ci sono grosse complicazioni di natura logistica. Noi comunque abbiamo reagito alla situazione drammatica con una strategia attenta che si è mossa su due linee: consolidare mercati storici e strategici (Francia, Belgio, Svizzera, …) e sostenere la crescita delle vendite in Polonia ed Europa del Nord.
Contemporaneamente abbiamo lanciato i nostri prodotti anche nel Far East, in particolare in Corea, Cina, Giappone e Vietnam, mercati dalle grandissime potenzialità per il made in Italy”.
Infine altra grande sfida: gli ESG e la transizione digitale
“L’azienda, in ottica di miglioramento continuo della produzione, da alcuni anni ha avviato un percorso di trasformazione in una cantina 4.0: dal 2020 a oggi sono stati investiti oltre 4 milioni di euro. Parallelamente agli investimenti in tecnologia, Toso ha destinato importanti risorse alla ricerca di soluzioni sostenibili. L’azienda ha sviluppato nel tempo una politica aziendale volta alla sostenibilità”.